La Festa di Sant’Agata

Sant’Agata è la festa della santa patrona di Catania ed è stata, secondo la tradizione
cattolica, una giovane vissuta nel III secolo.
Dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa viene venerata come santa, vergine e martire. Il suo nome compare nel Martirologio da tempi antichissimi. Il suo memoriale è il 5 febbraio, e l’anno della sua morte il 252.
È la patrona della città di Catania. La festa di sant’Agata è la più importante festa religiosa della città ed è una tra le feste religiose cattoliche più seguite, proprio per il numero di persone che coinvolge e attira.
Si svolge tutti gli anni dal 3 al 5 febbraio. Il popolo nutrì subito una grande devozione per la
vergine Agata che si era votata al martirio pur di difendere il suo onore e per non abiurare
alla sua fede. I catanesi furono orgogliosi di questa giovane che si rivoltò contro il potere.
Alla festa puramente religiosa si affiancò una festa più popolare, voluta dal Senato della
città e anche dalla popolazione. Pertanto, in abbinamento alla processione della “vara” per
le vie cittadine, si inseriscono anche spettacoli di natura diversa per intrattenere i fedeli
che arrivavano da ogni parte della Sicilia.
Fino al 1692 la festa si svolgeva in un giorno solo, il 4 febbraio. Dal 1712 la festa assunse
un’importanza maggiore venendo strutturata su due giornate di festeggiamenti, il 4 e 5
febbraio, forse anche per il fatto che un altro tremendo terremoto, nel 1693 rase al suolo
tutta la città. Catania venne ricostruita attuando una pianta ortogonale che rese la viabilità
più facile con strade più larghe e ordinate.
La giornata del 3 febbraio si apre con la processione per l’offerta della cera a cui sono
presenti oltre che cittadini e turisti, le più alte cariche religiose ed istituzionali della città,
concludendosi la sera in Piazza Duomo con il caratteristico e molto atteso spettacolo
pirotecnico. La vera festa religiosa ha però inizio la mattina del 4 febbraio con la messa
dell’Aurora, quando il busto reliquiario di sant’Agata dopo un anno di attesa per tutta la
città viene portato fuori dalla stanza che lo ha custodito, e “consegnato” ai devoti che lo
porteranno in processione lungo un percorso esterno della città che si concluderà con il
rientro nella Basilica Cattedrale in tarda notte, spesso alle prime luci dell’alba.
Nella mattina del 5 febbraio, ha luogo la messa del Pontificale presieduta dalle più alte cariche religiose locali e non e dal clero. Durante tutta la giornata il busto reliquiario di sant’Agata rimane esposto presso la Cattedrale. Lo scrigno che contiene le reliquie di sant’Agata è una cassa d’argento in stile gotico realizzata intorno alla fine del XV secolo. antica è la tradizione dei ceri o ”cannalori”. In principio, forse già nel XV secolo erano quasi dei carri allegorici di Carnevale cambiavano foggia ogni anno ed erano più di trenta. Al giorno d’oggi sono dodici e rappresentano le corporazioni delle arti e dei mestieri della città. Si tratta di grosse costruzioni in legno riccamente scolpite e dorate in superficie, costruite, generalmente, nello stile del barocco siciliano, e contenenti al centro un grosso cereo.
Questi imponenti ceri dal peso che oscilla fra i 400 ed i 900 chili, vengono portati a
spalla, a seconda del peso, da un gruppo costituito da 4 a 12 uomini, che le fa avanzare
con un’andatura caracollante molto caratteristica detta ‘a ‘nnacata”!
Il fercolo di Sant’Agata o “vara” in siciliano, fu costruito nel 1518, in puro stile rinascimentale.
Sant’Agata è una festa che coinvolge tutti i catanesi e non, un grande spettacolo oltre che
una celebrazione religiosa che coinvolge ogni aspetto spirituale, sociale e culturale della
città, e, naturalmente, non può non tenere conto delle pietanze da gustare.
Molto street-food, tanti dolciumi proposti da bancarelle e pasticcerie, da consumare per strada o da portare con sé, per conservare un ricordo di una delle feste più belle e coinvolgenti al
mondo.
Il cibo più consumato durante la festa è un tripudio di gusti, colori e forme. Un Mix
delle influenze arabe, intrecciate a quelle siciliane, i datteri sono un dolce tradizionale
della festa. I datteri vengono sgusciati, tagliati a metà, riempiti con pasta di mandorla e
avvolti nello zucchero. Un sapore deciso e dolce. Le “Olivette”, un vero must della festa. le
si acquista nelle bancarelle o nelle pasticcerie e le si mangia in strada. Oppure vengono
servite in un vassoietto il “tabare”, come lo chiamano i catanesi. L’arancino (rigidamente al
maschile per i catanesi), amato tutto l’anno e consumato anche durante la festa della
patrona. Il vero re della tavola calda, accanto a pizzette, bombe, cartocciate, schiacciate,
cipolline. La “calia e simenza”.
Che festa sarebbe senza la celebre calia? Ceci, semi di zucca, arachidi e tutta la buona frutta secca, da sgranocchiare in strada, da condividere con gli amici, da gustare nel clima di grande festa che anima Catania. La carne di cavallo. Il più classico cibo da strada, lo street food più amato e caratteristico della festa è il panino con la carne di cavallo o le polpette di cavallo, sono la tradizione più autentica della città.
Per finire il dolce, le “minuzie di sant’Aita” che hanno in se alcuni degli elementi più tipici della Sicilia. il bianco dell’Etna innevato, la lava al centro rappresentata da una piccola ciliegia candita. Ma più di tutto, come leggenda narra, pare rappresentino i seni che, amputati ricrebbero miracolosamente alla santa.
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