Live Chat

La Caponata

La caponata è uno dei piatti più misteriosi della cucina siciliana a cominciare dal nome “la caponata” o “caponatina”. Un piatto dalle antiche tradizioni e che deve la sua rinascita al magico mondo dei Florio.

Tutto comincia quando con i saraceni ci arrivò una salsa nata nella Persia preislamica l’agrodolce. Una salsa nata da un concetto filosofico religioso. Nei testi persiani del periodo Sasanide sopratutto, si parla del principio della contrapposizione delle forze del bene e del male e si resta colpiti dalle analogie tra l’antica dottrina persiana e i canoni dell’armonia applicata ai cibi. La ricerca dell’equilibrio tra il sole e la luna, il bianco e il nero, il dolce e l’aspro, l’armonioso agrodolce: di aceto e miele. I primi a servirsene in maniera continuativa furono le ciurme imbarcate sulle navi siciliane per insaporire le zuppe e le gallette. Alcuni studiosi sostengono che il nome l’abbiano creato i “Monsù” che li usavano per una conservazione, a breve termine, di lepri, conigli, fagiani, cernie e soprattutto capponi. Sui libri compare per la prima volta in “ Ethymologicum Siculum” stampato a Messina nel 1759: alla voce caponata si legge “piatto fatto di cose varie” Solo più tardi nella felice epoca dei Florio, l’erudito Vincenzo Mortillaro nel suo dizionario siciliano italiano del 1876 precisa: “ capunata: sorta di manicaretto ov’entra del pesce, le petrociane (le melanzane), carciofi ed altri condimenti e si mangia per lo più freddo, o tra un piatto e l’altro per tornagusto o dopo i piatti caldi”.


Sono esattamente 36 le ricette codificate delle varie caponate e tutte rigorosamente documentate. Non sappiamo chi fu il primo o la prima ad impiegare le melanzane fritte a tocchetti in quelle salse e in quelle insalate profumate con l’agrodolce.

Il suo momento di gloria e rinascita torna improvvisamente nella Sicilia dei Florio assieme al pomodoro finalmente a buon mercato. Come sempre in Sicilia e anche nel III millennio  l’interpretazione è affidata ancora una volta alla fantasia e alla creatività delle loro donne.